
Obbligatoria per psicoterapeuti in formazione, ma utilissima anche ai più esperti, la supervisione è uno strumento spesso indispensabile per esercitare con efficacia professionale ed etica, la propria professione. A tutti i professionisti, nel corso di una terapia con un paziente (o coppia o famiglia), può accadere di ritrovarsi in una fase di impasse, di difficile gestione o di riconoscere come i vissuti o la situazione portati in terapia da un paziente possono far risuonare emotivamente il terapeuta, tanto da non riescire più ad assumere uno sguardo esterno e lucido sulla terapia che sta conducendo. Ecco allora che portare le proprie difficoltà ad un collega supervisore si rivela massimamente utile. Farlo vuol dire entrare in un processo interattivo, in cui supervisore e terapeuta si trovano a co-costruire la storia delle difficoltà incontrate dal terapeuta in un contesto collaborativo di reciprocità e rispetto le cui componenti di indagine principali sono: il terapeuta, il supervisore e la relazione.
In una supervisione solitamente il terapeuta espone al supervisore la storia e i disturbi del paziente, descrive la terapia e gli obiettivi che sta cercando di realizzare, raccontando i problemi che sta riscontrando e le risonanze emotive in lui elicitate nelle sedute di lavoro clinico. Il collega supervisore solitamente può intervenire o sui contenuti specifici del caso presentato (correggendo ad esempio il tiro su alcune costruzioni del terapeuta o suggerire anche ipotesi diagnostiche o tecniche e strategie terapeutiche utilizzabili), oppure può intervenire sui processi (su fattori quindi più ‘aspecifici’ e inerenti soprattutto alla relazione tra il terapeuta ed il suo paziente).
Lavorare sui processi in particolare si rivela particolarmente utile ed efficace perché alcuni scopi e schemi attivi nel terapeuta nella relazione col paziente e le sue reazioni emotive, vengono plausibilmente attivate anche nelle relazioni (o altre situazioni) da lui costruite o vissute come simili. Stimolare nel terapeuta maggiori capacità di auto osservazione ed auto monitoraggio lo aiuta a comprendere meglio quali sono i propri meccanismi di ‘funzionamento’ e di gestione emotiva nella relazione terapeutica. Il valore di questa costruzione e ri-costruzione professionale dell’esperienza e del suo significato, favorisce il raggiungimento di una maggiore conoscenza e consapevolezza delle proprie competenze oltre che un cambiamento emotivo e cognitivo inteso come affinamento nella prassi clinica.